XVIII° Edizione
I sistemi locali dell’alta tecnologia in Italia e in Europa.
Modelli e politiche a confronto

24—26 settembre 2008
Villa Medicea di Artimino
Programma
Mercoledì 24 Settembre 2008

14.30
Apertura dei lavori
Paolo Giovannini (Università di Firenze)
Marco Romagnoli (Sindaco del Comune di Prato)

Saluto di Giacomo Becattini

SESSIONE 1:
PRESENTAZIONE DEL I° RAPPORTO SULLO SVILUPPO LOCALE. IMPRESE E TERRITORI DELL'ALTA TECNOLOGIA IN ITALIA

Presiede: Paolo Giovannini (Università di Firenze)

15.00
Carlo Trigilia (Università di Firenze) e Francesco Ramella (Università di Urbino)

16.00
Discussione aperta da:
Enzo Rullani e Renzo Bianchi(Università di Venezia)

18.00
Chiusura

Giovedì 25 Settembre 2008

Sessione 2:
Il radicamento locale dell’innovazione

Presiede: Marco Bellandi (Università di Firenze)

09.30
Research-Centric Districts
Donald Patton (University of California)

10.15
Industrial districts and innovation policies in Spain
Joan Trullen Thomas
(Universidad Autonoma de Barcelona)

11.15
Pausa e ristoro

11.45
Why Do Biotechnology Firms Cluster? Some Possible Explanations from USA
Stuart O. Schweitzer (UCLA School of Public Health)

12.15
Discussione aperta da:
Mauro Lombardi (Università di Firenze) e Margherita Russo (Università di Modena e Reggio Emilia)

13.15
Pausa pranzo

Sessione 3:
Le Politiche e i territori dell'alta tecnologia

Presiede: Gabi Dei Ottati (Università di Firenze)

14.45
Una valutazione delle politiche dell'innovazione in Italia
Mario Calderini (Politecnico di Torino)

15.30
Sistemi locali dell'alta tecnologia in Europa
Stefano Menghinello (ISTAT) e Marco Bellandi (Università di Firenze)

16.15
Pausa e ristoro

16.30
Discussione aperta da:
Gianfranco Viesti (Università di Bari e ARTI Puglia)

18.00
Chiusura

Venerdì 26 Settembre 2008>

Sessione 4:
Quali politiche per l’innovazione?

Presiede: Marco Bellandi (Università di Firenze)

09.30
caffè di benvenuto

10.00
La politica regionale unitaria 2007-2013: le azioni di supporto all'innovazione.
Discussione aperta da Marco Bellandi (Università di Firenze) e coordinata da Albino Caporale (Regione Toscana)

intervengono:
Luca Celi (Dirigente Programmazione e Politiche Comunitarie, Regione Puglia)
Adriano Rasi Caldogno (Segreteria generale della Programmazione, Regione Veneto)
Sergio Bozzi (Dirigente Politiche Comunitarie, Regione Marche)
Sabina De Luca (Direzione generale per le politiche dei fondi strutturali comunitari, Ministero Sviluppo Economico)

12.30
Pausa pranzo

Ore 14.30
Rapporto sui temi delle sessioni precedenti
di Arnaldo Bagnasco (Università di Torino)

15.00
Tavola rotonda su Stato, regione e politiche per l'innovazione
Conduce: Alessandra Carini (La Repubblica)

Intervengono:
Claudio Martini (Presidente Regione Toscana)
Renato Soru (Presidente Regione Sardegna – da confermare)
Michele Pasca-Raymondo (Vice direttore generale, DG Politiche regionali, Commissione Europea)
Luca Paolazzi (direttore Ufficio Studi Confindustria)
Guido Chelazzi (Pro-Rettore alla ricerca, Università di Firenze)
Stefano Manfredini (Presidente commissione brevetti e spin-off, Università di Ferrara)

17.30
Conclusione dei lavori
 
Rapporti di Artimino sullo sviluppo locale.
Imprese e territori dell’alta tecnologia in italia
(sintesi)
a cura di
Carlo Trigilia e Francesco Ramella

Gli incontri di Artimino sullo sviluppo locale
Da quasi venti anni gli Incontri di Artimino rappresentano un’occasione importante di dibattito e approfondimento fra studiosi e operatori, pubblici e privati, sui problemi dello sviluppo locale. L’edizione di quest’anno, dedicata ai temi dell’innovazione e dell’alta tecnologia, si apre con la presentazione del Primo Rapporto di Artimino sullo sviluppo locale, curato da Carlo Trigilia e Francesco Ramella e promosso dall’Istituto di ricerche Iris di Prato e dalla Regione Toscana.

Il rapporto sull’innovazione
Il Rapporto presenta i risultati di una ricerca svolta sulle domande di brevetto depositate dalle imprese italiane tra il 1995 e il 2004 presso l’ente europeo di protezione dei diritti di proprietà intellettuale (EPO). I brevetti rappresentano un indicatore ormai consolidato nella letteratura scientifica sull’innovazione. Il Rapporto ne studia l’articolazione territoriale in Italia, con un’analisi molto dettagliata che si spinge fino al livello dei sistemi locali del lavoro. Vengono inoltre approfondite le caratteristiche socio-economiche dei sistemi territoriali leader nei brevetti della meccanica e dell’alta tecnologia (farmaceutica, apparecchi medicali, telecomunicazioni, informatica, ecc.).
I risultati dell’indagine sono stati anche utilizzati per selezionare un campione di 100 imprese scelte tra quelle che nel decennio considerato hanno depositato 3 o più brevetti. Su queste aziende è stato condotto un sondaggio di carattere esplorativo (con questionario somministrato tramite internet) proprio al fine di tracciare un profilo delle imprese leader nei brevetti.

L’Italia dell’alta tecnologia: un modello più solido del previsto
Dal Rapporto emerge un quadro della collocazione italiana nell’alta tecnologia meno debole di quanto di solito si sostenga, anche sulla base delle classifiche internazionali che stilano graduatorie sintetiche (come l’European Innovation Scoreboard). Ciò si manifesta ancor più chiaramente se si considerano separatamente i valori relativi al Sud, che condizionano pesantemente le performance complessive del Paese.

Il ruolo delle grandi città e delle regioni innovative del Centro-Nord
Degli oltre 28 mila brevetti italiani, infatti, circa la metà (il 46,7%) proviene dai sistemi locali del Nord-Ovest (con la Lombardia che da sola conta per un terzo del totale) e un altro 43,3% da quelli della Terza Italia, mentre il Lazio e il Mezzogiorno esprimono la quota rimanente, rispettivamente il 5,6% e il 4,3%.
In particolare, tenendo conto sia della capacità brevettuale delle varie regioni (numero di brevetti) che della loro produttività (numero di brevetti per addetto alle imprese manifatturiere) emerge chiaramente il ruolo predominante svolto dalle grandi regioni innovative (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana e Lazio), che insieme rappresentano circa l’85% dei brevetti italiani.
Al loro interno sono soprattutto le grandi città metropolitane a giocare un ruolo di primo piano. Milano, da sola, con oltre 5.500 domande rappresenta circa il 20% del totale nazionale. Aggiungendo altre quattro città metropolitane del Centro-Nord (Torino, Bologna, Roma e Firenze) si raggiunge il 41%. Ciò detto anche le città medio-grandi (oltre i 100 mila abitanti) rivestono un ruolo non secondario, assicurando circa un terzo dei brevetti complessivi.

L’importanza della meccanica e dei settori dell’alta tecnologia
Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, oltre la metà dei brevetti italiani si concentra nei settori a medio-alta tecnologia (soprattutto nella meccanica che, da sola, esprime il 31% dei brevetti), mentre quelli ad alta tecnologia rappresentano circa un quarto del totale (con il comparto farmaceutico e quello degli apparecchi medicali che vi giocano un ruolo di primo piano, rispettivamente con l’8 e il 5% del totale nazionale).
Sotto il profilo territoriale, nell’alta tecnologia emerge il ruolo di Milano per la farmaceutica, seguita da Roma, ma anche da Siena; e sempre di Milano, seguita questa volta da Bologna, negli apparecchi medicali. Nella medio-alta tecnologia: Bologna nella meccanica strumentale, Torino negli autoveicoli e mezzi di trasporto, Milano nella chimica.
Per quel che riguarda la Toscana spicca Siena nel farmaceutico, Firenze nella produzione di macchine e apparecchiature elettriche e Pontedera nell’automotive.

La Toscana: una regione con capacità innovativa diffusa
Con 1.659 brevetti richiesti tra il 1995 e il 2004, la Toscana si situa al di sopra della media nazionale, mostrando una buona propensione innovativa che si è rinforzata notevolmente nel corso degli ultimi anni. La quota maggiore di brevetti si colloca nell’industria a medio-alta tecnologia ed in particolare nella produzione di macchine e strumenti meccanici (40% del totale).
Se Firenze raccoglie oltre un terzo dei brevetti regionali (35,3%), emergono tuttavia anche altre realtà significative come Siena (10,2%), Lucca (10,1%), Prato (7,7%), Pisa (6,4%) e Pontedera (4,3%).
La regione in altri termini evidenzia una capacità innovativa diffusa, specialmente lungo la valle dell’Arno e nel Senese, con una tendenza al riequilibrio territoriale nel corso dell’ultimo decennio.

I due motori dell’innovazione italiana
Le imprese italiane che brevettano delineano un modello nazionale d’innovazione con due specializzazioni prevalenti, che possiedono localizzazioni e caratteristiche socio-economiche diverse. In breve, due distinti sistemi settoriali e territoriali dell’innovazione.
Il primo è il sistema della meccanica (in particolare della meccanica strumentale), con le sue basi relativamente più radicate nelle città della Terza Italia, una buona dotazione di infrastrutture, beni collettivi e di reti sociali corte (locali o regionali), la prevalenza delle relazioni con clienti e fornitori come motore dell’innovazione, la forte componente tacita delle conoscenze, il peso minore di addetti con elevati titoli di studio e della spesa diretta in ricerca e sviluppo. Questa componente del modello è quella che alimenta il volume più elevato di brevetti e di nuovi prodotti basati sulla tecnologia, e sostiene inoltre un tasso di occupazione comparativamente non trascurabile nell’alta e medio-alta tecnologia.
Il secondo è il sistema dell’alta tecnologia in senso stretto, che in Italia ha un peso non trascurabile. Raccoglie circa un quarto dei brevetti, è più forte nei settori della farmaceutica e degli apparecchi medicali, oltre che delle telecomunicazioni, è relativamente più presente nel Nord-Ovest, nelle grandi città metropolitane, specie a Milano, ma anche a Roma e in altre città minori della Terza Italia. In questo caso, i sistemi locali più specializzati godono di una buona dotazione di infrastrutture e beni collettivi che arricchiscono le economie esterne; sono al centro, oltre che di reti corte, anche di reti lunghe che coinvolgono soprattutto le imprese più grandi; le reti relazionali sono ampie e vedono rapporti rilevanti non solo delle imprese grandi e piccole tra loro, ma anche delle imprese con università e centri di ricerca; è presente una dotazione di capitale umano più ricca (laureati, ricercatori).

I sistemi leader dell’innovazione
Entrambi questi sistemi d’innovazione risultano altamente concentrati sotto il profilo territoriale. Poco meno di 50 sistemi leader (circa il 6% del totale) producono più dei due terzi dei brevetti. Vi sono quindi evidenti economie di agglomerazione in queste attività, di cui occorre tenere conto in qualsiasi ipotesi di intervento in termini di politiche. Questo fattore è del resto confermato anche dall’importanza che assume la dotazione di infrastrutture e beni collettivi per il funzionamento di questi sistemi, che li distingue nettamente dalle aree più deboli in termini di capacità di brevettazione.

L’importanza delle relazioni sociali
Accanto agli aspetti territoriali il rapporto sottolinea anche la rilevanza della dimensione relazionale. Sia dall’analisi dei brevetti con più proprietari, che dallo studio condotto sulle imprese leader nella brevettazione, emerge un processo di costruzione sociale dell’innovazione attraverso reti di relazioni formali e informali tra imprese, università e centri di ricerca.
Una quota non secondaria dei brevetti europei (1.359) fanno infatti riferimento ad una pluralità di richiedenti (3.092), in media 2,7. Si tratta di circa il 10% delle azioni brevettuali considerate, che interessano 221 sistemi locali. Per quanto riguarda la dimensione territoriale di queste collaborazioni brevettuali, va innanzitutto rilevato che oltre la metà dei soggetti coinvolti (1.535) appartengono allo stesso sistema locale del lavoro e altri 480 a sistemi locali diversi situati però nella stessa regione. I rimanenti (1.076) coinvolgono invece attori collocati in diverse regioni.
La maggioranza di queste partnership brevettuali si colloca dunque in ambito locale. All’interno di queste “reti corte”, oltre al ruolo preminente delle aree metropolitane, emerge anche un peso significativo delle aree distrettuali da collegare soprattutto alla specializzazione nella meccanica. Per quanto riguarda, invece, le “reti lunghe” (quelle che coinvolgono soggetti collocati in regioni diverse, e di cui sono protagoniste principali le maggiori imprese del Paese) il ruolo della aree metropolitane assume un rilievo addirittura superiore. In particolare le due città maggiori, Milano e Roma, raccolgono insieme il 39% delle azioni brevettuali congiunte.

Le imprese leader
Le reti lunghe assumono un ruolo particolarmente rilevante per le imprese leader dell’innovazione (imprese della meccanica e dell’alta tecnologia con tre o più brevetti). Si tratta di aziende economicamente solide ma non necessariamente grandi: nei tre quarti dei casi sono di piccole e medie dimensioni. Hanno buone prestazione in termini di fatturato e occupazione e dedicano un elevato ammontare di risorse alle attività di ricerca e sviluppo: la quasi totalità possiede un apposito ufficio a cui destina mezzi finanziari molto consistenti (in media 24 mila euro per addetto, pari al 12% del fatturato), che crescono nei settori dell’alta tecnologia e con le dimensioni aziendali.
Dallo studio, inoltre, emerge l’importanza dell’assetto organizzativo di queste imprese: la loro dotazione di competenze e strutture specifiche che valorizzano i rapporti con l’esterno elevandone le capacità di apprendimento interno.

Il problema delle politiche
A confronto degli altri Paesi europei, in Italia le istituzioni pubbliche spendono comparativamente meno per R&D, ma molte più imprese ricevono finanziamenti individuali per l’innovazione. Le imprese leader nei brevetti, intervistate nell’ambito del sondaggio, non attribuiscono però rilievo strategico ai finanziamenti pubblici nel processo di sviluppo dei loro brevetti, nonostante ne abbia usufruito circa la metà. Si potrebbe quindi ipotizzare che i finanziamenti siano distribuiti in modo scarsamente selettivo e coinvolgano un’elevata platea di imprese ma con incentivi di modesta entità.
I programmi istituzionali di sostegno finanziario alle singole imprese in effetti risultano scarsamente efficaci, poiché il finanziamento individuale trascura il ruolo che la componente relazionale e sistemica svolge nei processi di innovazione. Le politiche, dunque, dovrebbero tenere conto maggiormente di questo processo di costruzione sociale dell’innovazione, promuovendo la formazione di reti tra imprese, e tra imprese e strutture di ricerca, in modo da accrescere le capacità di apprendimento delle aziende.
Dalla ricognizione effettuata sulle politiche regionali, emerge un impegno crescente su questo versante delle grandi regioni dove è più concentrata l’attività innovativa e la produzione di brevetti: Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana. Si tratta di un segnale positivo che va nella direzione di un recupero di coerenza tra le politiche e le modalità specifiche del processo di innovazione come costruzione sociale. Questo percorso andrà quindi attentamente seguito e valutato nei prossimi anni. Resta comunque aperto il problema di un riordino complessivo degli strumenti a sostegno dell’innovazione.

 
Docenti
della XVIII°
Edizione
Arnaldo Bagnasco (Università di Torino)
ARNALDO BAGNASCO
Professore (SOCIOLOGIA)
Facoltà di Lettere e Filosofia
Università di Torino

Arnaldo Bagnasco è professore ordinario di Sociologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, ha insegnato anche Sociologia Economica nelle Università di Napoli e Firenze, oltre che in varie istituzioni universitarie internazionali e Sociologia Urbana all'Università di Torino. È stato direttore del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Torino. È membro del Council of the Tocqueville Society, vicepresidente del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. È membro del Comitato Scientifico della rivista Stato e Mercato, di cui è stato anche direttore e del Consiglio dell'Associazione Il Mulino.
Fra le sue numerose pubblicazioni: Tre Italie - La problematica territoriale dello sviluppo italiano (Il Mulino, 1984) ); Tracce di comunità. Temi derivati da un concetto ingombrante (Il Mulino 1999); Società fuori squadra. Come cambia l’organizzazione sociale (Il Mulino, 2003 Elementi di sociologia, con Marzio Barbagli e Alessandro Barbagli (Il Mulino, 2004)

Giacomo Becattini (Università di Firenze)
GIACOMO BECATTINI
Professore emerito (ECONOMIA POLITICA)
Facoltà di Economia
Università degli studi di Firenze

Giacomo Becattini è stato professore ordinario della cattedra di Economia politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Firenze dal 1968 al 1999. È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria” e dell’Accademia dei Georgofili. Dal 1992 al 1995 è stato presidente della Società Italiana degli Economisti. È Life Member del Trinity Hall di Cambridge. Per i suoi studi sulla realtà socio-economica della città di Prato gli è stata conferita la cittadinanza onoraria. Dal 1991 coordina gli incontri di Artimino sullo sviluppo locale. È stato presidente del comitato scientifico di IRIS. È stato il primo direttore dell’IRPET, istituto che ha condotto dal 1968 al 1973. È stato membro del consiglio comunale di Firenze. Nel corso della sua carriera ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti scientifici e letterari, tra gli altri i Premi Scanno e Saint Vincent per l’economia e i premi Francesco Saverio Nitti e Luigi Tartufari dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1991 ha fondato il Marshall Studies Bulletin e, nel 1994, la rivista Sviluppo locale. Fa parte del Comitato di direzione o di consulenza scientifica delle riviste Storia del pensiero economico, Economia e politica industriale, Centro fiorentino di storia e filosofia della scienza, History of Economic Ideas, Economia e società, Foedus, Ricerche di storia sociale e religiosa, di Economia Marche. È condirettore del Ponte e collabora al Sole 24 ore e al Corriere di Firenze con articoli di fondo su temi economici, sociali e politici.

Marco Bellandi (Università di Firenze)
MARCO BELLANDI
Professore (ECONOMIA APPLICATA)
Facoltà di economia
Università di Firenze

Marco Bellandi è professore straordinario di Economia Applicata Dal 2005 è membro del Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Firenze. È stato redattore della Rivista Italiana degli Economisti dal 1996 al 1998. È membro del Comitato scientifico di IRES Toscana dal 1998 e del Comitato di redazione della rivista Economia e politica industriale. È responsabile, con Antonello Zanfei, dell'Osservatorio sull’innovazione e la dinamica industriale. Dal 2000 è uno dei componenti del Comitato scientifico della collana Sviluppo locale. È responsabile della sezione Formazione interdistrettuale del Laboratorio dell’Economia applicata del P.I.N. presso il Polo universitario Città di Prato (www.pin.unifi.it/ricerca/laboratori/lea/) e del Laboratorio di Strategie di Sistema per l’Innovazione (Industria-Ricerca, Università di Firenze www.unifi.it/CMpro-v-p-2609.html). Siede nel Comitato scientifico del Centro di Studi Europeo sullo Sviluppo locale e Regionale, Università degli studi di Firenze. È membro del Comitato di gestione di C-MET05, Centro interuniversitario di Economia Applicata alle politiche per l’industria, lo sviluppo locale e l’internazionalizzazione, fra le Università di Ferrara, Firenze e Politecnica delle Marche (www.cmet.it). Ha organizzato, o è stato membro del Comitato scientifico, diverse conferenze nazionali e internazionali. La sua attività scientifica riguarda prevalentemente il campo dell'economia e politica dell'organizzazione industriale, con due linee di riflessione e di ricerca principali: una sui distretti industriali e lo sviluppo locale; l'altra sull’industria e le politiche industriali. Negli ultimi anni, la ricerca si è estesa al confronto con lo sviluppo industriale cinese e alle sfide che questo lancia ai distretti industriali italiani; attraverso una serie di approfondimenti sulle specialized towns e i cluster industriali in aree cinesi ad alto sviluppo. Negli ultimi anni, un’altra linea di ricerca ha riguardato le politiche regionali e locali dell’innovazione e la loro relazione con fasi di transizione in sentieri di sviluppo locale.
Mario Calderini (Politecnico di Torino)
MARIO CALDERINI
Professore (ECONOMIA E MANAGEMENT DELL’INNOVAZIONE)
Facoltà di Ingegneria
Politecnico di Torino

Mario Calderini è Professore straordinario presso il Politecnico di Torino, dove insegna Economia e Management dell'Innovazione. Laureato in Ingegneria, ha ottenuto il PhD in Economics presso la University of Manchester. È vicedirettore della Scuola di Dottorato del Politecnico di Torino, responsabile del programma di Management dell’Innovazione delll'Alta Scuola Politecnica e componente della Commissione Brevetti del Politecnico di Torino. Membro dell'American Economic Association (AEA), dell'European Economic Association (EEA) e dell'International Schumpeter Society (ISS), è anche responsabile del settore Politiche Pubbliche per l'Innovazione presso la Fondazione COTEC per l'Innovazione Tecnologica, sotto la presidenza onoraria del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ membro del collegio dei docenti del Dottorato in Economia e Gestione della Tecnologia del Politecnico di Torino e dell'Università di Bergamo e del Dottorato in Economia delle Istituzioni e della Creatività all'Università di Torino. Da 2005 è Presidente di Finpiemonte S.p.A., finanziaria di sviluppo della Regione Piemonte e siede nel consiglio di amministrazione della Fondazione Torino Wireless. E’ membro del gruppo di esperti istituito dal Ministero sello Sviluppo Economico per l’accompagnamento all’utilizzo dei fondi strutturali per la ricerca e l’innovazione nelle regioni del mezzogiorno.
Il suo principale settore d'interesse è l'economia e la gestione dell'Innovazione. E’ autore di monografie e numerose pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali. Presta la sua collaborazione a numerosi progetti di ricerca, patrocinati da diverse istituzioni nazionali e internazionali tra cui la Commissione Europea, i Ministeri della Ricerca e dell'Industria, l'Autorità per le Comunicazioni. Inoltre, nel corso degli ultimi quattro anni ha collaborato con il PREST dell'Università di Manchester e con il CRIC (Centro di Ricerca per l'Innovazione e la Competizione), dove è stato nominato ricercatore onorario e membro associato. È membro di un Working Group presso la Commissione Europea che ha il compito di monitorare l'impatto della Direttiva 85/374/CE. Nel 2005, infine, si è unito al gruppo di esperti dell'UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), per l'elaborazione del Rapporto 2005 sugli Investimenti Mondiali delle Nazioni Unite.

Gabi Dei Ottati (Università di Firenze)
GABI DEI OTTATI
Professore (ECONOMIA APPLICATA)
Facoltà di Economia
Università di Firenze

Gabi Dei Ottati è professore associato di Economia industriale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Firenze. È membro della Commissione Paritetica di verifica dell’attività didattica della Facoltà di Economia. Fa parte del Collegio dei docenti del Dottorato in Economia e Gestione delle Imprese e dei Sistemi Locali della Facoltà di Economia dell’Università di Firenze. È membro del Comitato Scientifico della rivista Sviluppo locale. Fa parte del Comitato Tecnico Scientifico del PIN servizi didattici e scientifici per l’Università degli studi di Firenze presso il Polo Universitario città di Prato. È membro del Centro di studi europeo sullo sviluppo locale e regionale dell’Università di Firenze. È responsabile del Laboratorio di Economie Applicate (sezione Sviluppo Locale) presso il PIN, Polo Universitario città di Prato. È membro della Società Italiana degli Economisti e della Società Italiana di Economia e Politica Industriale. È stata Senior Research Fellow presso l'European Business Centre della Nottingham Trent University. Svolge attività di referente per le seguenti riviste: Cambridge Journal of Economics, Regional Studies, European Planning Studies, Rivista Italiana degli Economisti.
La sua attività scientifica ruota intorno ai temi della ricerca industriale sul campo e dell'applicazione di concetti e strumenti dell'analisi economica contemporanea ad alcuni aspetti dell'organizzazione industriale, con particolare riferimento al distretto industriale.

Paolo Giovannini (Università di Firenze)
PAOLO GIOVANNINI
Professore (SOCIOLOGIA)
Facoltà di Scienze Politiche
Università di Firenze

Paolo Giovannini è stato professore ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze, Facoltà della quale è stato preside dal 1995 al 1998. È stato inoltre presidente del Corso di laurea in Scienze Sociali a partire dalla sua istituzione, nel 2001 e fino alla sua trasformazione in corso di laurea in Sociologia. Ha insegnato anche all’Università di Catania e, come Visiting Professor, in varie sedi europee tra cui Warwick e Barcellona. Ha diretto il Dipartimento di Sociologia di Catania e il Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia dell’Università di Firenze. Ha svolto per molti anni una intensa attività di promozione, coordinamento e supervisione scientifica come membro di Comitati scientifici di importanti Istituti di ricerca: l'IRES, di cui è stato fondatore e animatore fin dai primi anni Ottanta e del cui comitato scientifico è stato per vari anni presidente; l'IRIS, che ha creato insieme ad Alberto Spreafico; e, infine, l'IRPET. Ha fondato insieme ad Arnaldo Bagnasco e Giacomo Becattini la rivista Sviluppo locale, nata in occasione degli Incontri di Artimino. Ha diretto fino al 2006 CAMBIO (Laboratorio di ricerca sulle trasformazioni sociali del DISPO), dove ha coordinato numerose ricerche sui temi del lavoro, delle reazioni sociali al declino industriale in Italia e in Europa, della mobilità sociale e dei meccanismi di riproduzione della disuguaglianza. È responsabile scientifico di importanti azioni di monitoraggio e valutazione a livello nazionale ed europeo, tra i quali quelle sulla formazione continua in Italia dal 1999 al 2003; esperto italiano dei progetti Adapt (1999-2000); incaricato con Decreto del Ministero del Lavoro della valutazione ex ante del Piano Nazionale Obiettivo 3 (1999) e del Piano di Iniziativa Comunitaria Equal (2000). Ha collaborato ripetutamente con l’ISFOL e il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale.

Mauro Lombardi (Università di Firenze)
MAURO LOMBARDI
Professore (ECONOMIA POLITICA)
Facoltà di Economia
Università di Firenze

Mauro Lombardi è docente di Economia Politica ed Economia dell’Innovazione presso la Facoltà di Economia, nonché di Economia Applicata all’Ingegneria presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze. È docente di Sistemi informativi e modelli di organizzazione nell’ambito del Dottorato in Telematica e Società dell’Informazione presso la Facoltà di Ingegneria e di Dinamica dei Sistemi innovativi per il Master in Design e Innovazione presso la Facoltà di Architettura. È direttore del Master in Logistica internazionale presso la Facoltà di Economia e Ingegneria. È membro del Comitato scientifico del Centro per l’Innovazione sistematica del Politecnico di Milano. [Center for systematic innovation, http://www.innovazionesistematica.it/]. È responsabile scientifico del Laboratorio di Economia dell’Innovazione “Keith Pavitt”, presso il PIN di Prato. In tale veste ha coordinato numerosi progetti di ricerca applicata su: SEARCH European project: Scanning and Evaluating Activities for Research Commercialization Handovers; Industria meccanica in Toscana, Settore della moda in Provincia di Firenze; Industria dei mezzi di trasporto in Toscana; Technological mechanical forecasting; Evoluzione della logistica nella dinamica economica internazionale. È consulente scientifico di Unioncamere Toscana per l’analisi di scenari tecnico-economici e della Regione Toscana per la stesura del Rapporto sull mercato del lavoro regionale. È autore di oltre cinquanta pubblicazioni, apparse sia su autorevoli riviste italiane (Economia Politica, L’industria, Economia e Politica Industriale) ed estere (Behavioral Science, Business History, Research Policy, tutte con impact factor), sia su volumi collettanei (con referee) presso editori esteri. Ha infine curato quattro volumi in italiano con saggi di autorevoli studiosi a livello internazionale (North, Arthur, Radner, Hughes, altri).
I suoi interessi di ricerca sono nei seguenti campi: Teoria dell’innovazione, Teoria dell’impresa, Evoluzione del capitale umano e processi innovativi, Fondamenta cognitive della dinamica organizzativa.

Stefano Menghinello (ISTAT)
STEFANO MENGHINELLO
Primo ricercatore
Direzione centrale statistiche economiche strutturali
ISTAT

Stafano Menghinello è ricercatore presso l'ISTAT dal 1998. Ha collaborato con l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Firenze e l’IRPET. Laureato in Discipline economiche e sociali presso l’Università Bocconi di Milano, ha recentemente conseguito un dottorato in economia industriale presso l’Università di Birmingham. È esperto di misurazione e analisi applicata nell’ambito del commercio con l’estero, delle imprese e dei sistemi produttivi locali. È responsabile, presso l’ISTAT, dell’unità operativa incaricata della produzione di statistiche ufficiali sull’internazionalizzazione delle imprese. È inoltre delegato nazionale presso EUROSTAT, OECD ed altre organizzazioni internazionali sul tema della misurazione e l’analisi della globalizzazione. Ha svolto attività di consulenza per varie organizzazioni ed enti nazionali e internazionali. Ha svolto attività seminariale presso varie università italiane ed estere. Dal 2007 è research fellow presso l’Università di Aston.

Donald Patton (University of California)
DONALD PATTON
Associate Research
Department of Human & Community Development
University of California, Davis

Donald Patton è Research Associate presso il Department of Human and Community Development dell’Università di Davis in California. Ha conseguito il Ph.D in Economia presso l’Università della California e, successivamente, dal 1993 al 1995, ha insegnato all’Università di Bratislava. Attualmente i suoi interessi di ricerca concernono: cluster, imprese, e sviluppo economico. Nel corso degli ultimi tre anni, con il Prof. Martin Kenney, ha raccolto e organizzato dati relativi alla creazione di nuove imprese nell’ambito di clusters ad alta tecnologia negli Stati Uniti, con particolare riferimento a quelli localizzati attorno a centri di ricerca. Ha partecipato, inoltre, alla costruzione di un database sulle operazioni di initial public offerings (IPO) negli Stati Uniti dal 1996 ad oggi. I finanziamenti per la realizzazione di questa attività sono stati forniti dal National Science Foundation.
(Innovation and social capital in Silicon Valley; Entrepreneurial Geographies:Support Networks in Three High-Technology Industries; The Coevolution of Technologies and Institutions: Silicon Valley as the Iconic High-Technology Cluster: http://www.ucdavis.edu/index.html)

Francesco Ramella (Università di Urbino)
FRANCESCO RAMELLA
Professore (SOCIOLOGIA ECONOMICA)
Facoltà di Scienze Politiche
Università degli studi di Urbino

Francesco Ramella si è laureato in Scienze Politiche presso la Facoltà “Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze nel 1987. Nel 1992 ha conseguito il dottorato di ricerca in Sociologia Politica presso l'Università di Firenze e Perugia. Nel 1993 ha vinto la selezione nazionale del Second Worldwide Competition for Young Sociologists, organizzato dall'International Sociological Association per sociologi di età inferiore ai 35 anni. Dal 1993 al 1997 ha insegnato, come professore a contratto, Scienza della Politica e Sociologia Economica presso le Università di Urbino e Firenze. Nel 1996 è stato Visiting Fellow presso l'Institute for European Studies della Cornell University. Dal 1997 al 2001 è stato ricercatore di Sociologia presso la Facoltà di Sociologia di Urbino. Nel 1998 è stato Visiting Scholar presso il Minda de Gunzburg Center for European Studies, Università di Harvard. Dal 2001 è professore associato di Sociologia economica presso la Facoltà di Sociologia di Urbino. È inoltre docente di Sistemi economici comparati e processi di globalizzazione. Presso l'Università di Urbino, ricopre l'incarico di coordinatore scientifico del Dottorato di ricerca in Sociologia dei fenomeni culturali e dei processi normativi. È direttore del Master in Tecnici di politiche territoriali: tra regione ed Europa. Fa inoltre parte del Consiglio direttivo e organizzativo “La Polis”. È componente del Comitato direttivo dell'Istituto meridionale di storia e scienze sociali e della redazione della rivista Stato e Mercato. Ha svolto studi e ricerche sui temi delle tradizioni civiche e dello sviluppo diffuso, con particolare riferimento ai mutamenti socioistituzionali delle “regioni rosse" del Centroitalia e di quelle del Mezzogiorno. Di recente ha coordinato ricerche sui patti territoriali, sul ruolo del capitale sociale nello sviluppo locale, sul rinnovamento delle amministrazioni locali e sul rapporto di queste ultime con gli interessi organizzati.

Enzo Rullani (Università di Venezia)
ENZO RULLANI
Professore (ECONOMIA E GESTIONE DELLA CONOSCENZA)
Venice International University

Enzo Rullani è presidente del centro Tedis della Venice International University di Venezia, in cui svolge attività di insegnamento e di ricerca sull’economia della conoscenza, sull’evoluzione dei distretti, sulle nuove tecnologie nei settori emergenti. È direttore delle attività di ricerca di Laboratorio Network, centro di studi e di consulenza su comunicazione, distretti e nuove tecnologie di Venezia. Dirige il team di ricerca di CFMT (Centro di formazione del management del terziario) sull’economia dell’immateriale e l’innovazione nei servizi. Fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Nordest, centro di ricerca sulla società e sull’economia del Nordest italiano. Fa parte dello Steering Committee del Master in Management, Innovazione e Ingegneria dei servizi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Fa parte del Comitato Tecnico Scientifico del Centro Studi Luigi Cerutti di Verona, che sviluppa attività di ricerca sul mondo del credito cooperativo e dell’impresa. È stato docente di Strategie di impresa ed Economia e gestione della conoscenza presso la Facoltà di Economia dell’Università Ca' Foscari di Venezia. Ha insegnato Strategie di impresa e Marketing delle aziende e dei prodotti mediali nel Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. Ha insegnato presso l’Università di Udine e l’Università di Verona. È stato Visiting Scholar presso il MIT di Boston. Ha svolto attività continuativa di ricerca presso lo IEFE dell’Università Bocconi di Milano, su temi riguardanti l’energia e le nuove tecnologie. Ha partecipato alla fondazione dell’OSPRI, osservatorio costituito presso l’Università Bocconi di Milano sui temi dell’internazionalizzazione delle imprese e dell’economia globale. Tra i suoi temi di ricerca: l’economia della conoscenza, il rapporto locale-globale, impresa e istituzioni nel passaggio dal fordismo e postfordismo, distretti industriali e sistemi locali, terziario innovativo e sentieri di sviluppo dell’economia italiana.

Margherita Russo (Università di Modena e Reggio Emilia)
MARGHERITA RUSSO
Professore (POLITICA ECONOMICA)
Facoltà di Economia
Università di Modena e Reggio Emilia

Margherita Russo è professore associato di Politica Economica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Nella stessa facoltà ha, in passato, tenuto anche corsi di Economia Politica, Economia industriale, Innovazione e sviluppo economico, Economia e istituzioni dei distretti industriali, Economia del territorio. Ha preso parte al progetto Campusone per il sottoprogetto: Sperimentazione del Sistema Informativo di Ateneo nella Facoltà di Economia di Modena. È coordinatrice del portale web della Facoltà di Economia di Modena. Dal 2000 è rappresentante dell’ateneo nel progetto Officina Emilia – Laboratorio di storia delle competenze e dell’innovazione nella meccanica dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
I suoi principali temi di ricerca sono: l’economia dell’innovazione: analisi della natura endogena del processo di innovazione, del ruolo dell’interazione tra le imprese e degli effetti del cambiamento tecnico sull’organizzazione del lavoro; Sviluppo locale e competitività dei sistemi produttivi locali, formazione delle reti di competenze; Sviluppo sostenibile e ambiente.
Tra le sue pubblicazioni principali: L’industria meccanica in Italia. Analisi spaziale delle specializzazioni produttive 1951-2001, in collaborazione con E. Pirani, S. Paterlini, A. Rinaldi (Carocci - Press online, 2008). Local sustainability and competitiveness: the case of the ceramic tile industry, in collaborazione con Peter Börkey, Emilio Cubel, François Lévêque e Francisco Mas, (European Foundation for the improvement of living and working conditions, 1998). Cambiamento tecnico e relazioni tra imprese (Rosenberg & Sellier, 1996). Distretto industriale e servizi di trasporto: il caso della ceramica (Franco Angeli, 1990)

Stuart O. Schweitzer (UCLA School of Public Health)
STUART O. SCHWEITZER
Professore (HEALTH SERVICES)
School of Public Health
University of California, Los Angeles

Stuart O. Schweitzer è professore di Health Services. Tiene corsi di Health Economics, Health System Organization e Financing, Pharmaceuticals, and Comparative Health Systems. Ha conseguito il Ph.D in Economia presso l’Università di Berkeley, California. Ha insegnato presso la Wayne State University e la Georgetown University. Ha fatto parte dello staff di ricerca dell’Urban Institute e del National Institutes of Health. È stato consulente della Commission for a National Agenda for the Eighties.
I suoi interessi di ricerca riguardano l’area della politiche per la salute, con particolare riferimento a farmaci, gerontologia e spesa sanitaria. È stato condirettore di un programma di ricerca della UCLA in Pharmaceutical Economics and Policy.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Pharmaceutical Economics and Policy (Oxford University Press, 1997). "Pharmaceutical Prices and Expenditures", in collaborazione con W.S. Comanor, nel volume curato da R.A. Andersen, Changing the U.S. Health Care System, (Jossey-Bass, 2006). "Why Do Biotechnology Firms Cluster? Some Possible Explanations", in collaborazione con M.R. Di Tommaso, nel volume curato da R. Sugden, R. H. Cheng and R. Meadows, Urban and Regional Prosperity in a Globalized, New Economy (Edward Elgar Publishers, 2004)

Carlo Trigilia (Università di Firenze)
CARLO TRIGILIA
Professore (SOCIOLOGIA DEI PROCESSI ECONOMICI E DEL LAVORO)
Facoltà di Scienze Politiche
Università degli studi di Firenze

Carlo Trigilia è professore ordinario di Sociologia Economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze. È presidente del corso di laurea in Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale (sede di Prato) e direttore del Centro Europeo di Studi sullo Sviluppo Locale e Regionale. Ha insegnato nelle Università di Palermo e Trento ed è stato "Lauro De Bosis professor" presso l’Università di Harvard. È stato direttore ed è membro del comitato editoriale della rivista Stato e Mercato, e del comitato editoriale di Sviluppo locale. Collabora con il Sole 24ore. Ha studiato lo sviluppo territoriale in Italia con ricerche sulle regioni di piccola impresa della Terza Italia e del Mezzogiorno. (Grandi partiti e piccole imprese, Il Mulino, 1986; Sviluppo senza autonomia. Gli effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno, Il Mulino, 1992). Più di recente si è occupato del tema dello sviluppo locale e dei distretti high-tech in Europa (Changing Governance of Local Economies: Responses of European Local Production Systems, con C. Crouch, P. Le Galès, H. Voelzkow, Oxford University Press, 2004). Negli ultimi anni ha condotto varie ricerche sullo sviluppo locale in Italia e ha pubblicato il volume Sviluppo locale. Un progetto per l’Italia (Laterza 2005). Al tema delle reti sociali nei processi di innovazione è dedicato il volume Reti sociali e Innovazione. I sistemi locali dell’informatica, in collaborazione con F. Ramella (Florence University Press, 2006). Ha lavorato inoltre sulle origini e gli sviluppi più recenti della sociologia economica. È autore di un manuale di Sociologia Economica (Il Mulino, 2002).

Joan Trullen Thomas (Universidad Autonoma de Barcelona)
Scheda non disponibile
Gianfranco Viesti (Università di Bari e ARTI Puglia)
GIANFRANCO VIESTI
Professore (POLITICA ECONOMICA)
Facoltà di Scienze Politiche
Università di Bari

Gianfranco Viesti è docente di Economia Applicata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bari. Dal 2006 è Presidente di Arti, l'Agenzia per la Tecnologia e l'innovazione della Regione Puglia. Dal 2007, fa parte del Consiglio di Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. Svolge attività di ricerca su temi di economia applicata sia presso l'istituto di ricerche CERPEM di Bari, di cui è direttore scientifico, sia in collaborazione con altre istituzioni di ricerca nazionali ed internazionali. È membro dei Comitati Scientifici dell'Istitituto per il Commercio Estero (ICE) e dell'Osservatorio sulle Piccole e Medie Imprese (Gruppo Capitalia), di Legambiente, del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali.
I suoi principali campi di ricerca sono il commercio estero, le attività delle imprese multinazionali, sviluppo dei settori industriali, modelli di sviluppo locale e distretti industriali. È autore di numerosi saggi sui temi dello sviluppo economico e dell'integrazione internazionale, fra cui La grande svolta. Il Mezzogiorno nell'Italia degli anni Novanta (con Giorgio Bodo, Donzelli, 1997) e Come nascono i distretti industriali (Laterza, 2000).